Un’usanza particolare, ancora viva nei
nostri paesi e che si fa risalire a tempi antichissimi (secondo alcuni sarebbe
addirittura una tradizione arrivata dai FENICI), è quella di preparare i vasi
per il Sepolcro, in altre parole per l’Altare dove si conserva l’Eucaristia
dopo la consacrazione del Giovedì Santo, sino alla veglia della notte di
Pasqua.
I
vasi per ornare il Sepolcro sono preparati seminando orzo, grano, farro, ceci,
lupini, lenticchie, favetta, “muca” (antico legume
selvatico) , insomma quello che si ha a disposizione.
Orzo grano e farro, nel germogliare,
danno origine a filamenti, mentre gli altri semi creano una vegetazione più
ricca con i germogli arricciati e più aggrovigliati.
Questi vasi, per essere pronti per il
Giovedì Santo, devono essere seminati il giorno delle Ceneri e tenuti al buio
ed in luogo umido e non troppo freddo.
Le piantine, nel germogliare, assumono un colore bianco, con tendenza al giallino per la mancanza
di luce e per questa ragione in alcuni paesi sono anche chiamati “i canuti”.
È
quindi questa una tradizione assai povera e semplice, che ben si addice al
momento di lutto che la Chiesa rievoca nei giorni della Settimana Santa.
Quando il Sepolcro è disfatto, i vasi vengono svuotati e il contenuto si sparge ai bordi dei campi
in segno propiziatorio per un abbondante raccolto.
Quest’usanza vuole semplicemente sottolineare
il passaggio dal buio alla luce, dall’inverno alla primavera e, nella
tradizione Cristiana, dalla vita oscura e indifferente a quella illuminata del Cristo che risorge.
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