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LA VALLE DEL MENOTRE

(Dalla relazione per il progetto zona Altolina, da destinare a pre-parco di una riserva naturale speciale, redatta dell’architetto  Luciano Piermarini)

1.   LA VALLE DEL MENOTRE

1.1  IL FIUME E LA LOCALIZZAZIONE DELLA VALLE

In direzione nord-est di Foligno, i profili della piramidale struttura calcarea del Sasso di Pale e del Monte Serrone, disegnano una stretta V che individua l'ingresso alla media ed alta valle del Menotre. L'altopiano penetra per circa 10 chilometri fra quote comprese fra i 250 e 830 metri, all'interno dei monti circostanti i paesi di Casenove, Scopoli, Rasiglia, Molini.

Al di sotto di Pale, la valle si abbassa con un brusco salto di circa 200 metri, per adeguarsi alle quote medie della pianura folignate.

La valle che si estende amministrativamente nei territori di Foligno e Sellano è percorsa in tutta la sua lunghezza dal fiume Menotre da cui prende il nome.

Nonostante il fiume abbia rappresentato per secoli un'enorme ricchezza per il territorio che attraversa e per la città di Foligno, è quasi sconosciuto.

Non esistono ricerche dettagliate né un'adeguata pubblicistica.

Il fiume, nasce nei pressi di Molini, nel Comune di Sellano, vicino allo scoglio della Fauella dove riaffiorano delle sorgenti che sgorgano poco a nord di Pettino, nei pressi di S.Paterniano.

Scendendo a valle, superati gli abitati di Molini di Orsano e di Cammoro, si ha la confluenza in destra idrografica, con il fosso di "Pié di Cammoro" che raccoglie tutte le acque della zona più orientale.

Nei pressi dell'abitato di Rasiglia numerose sorgenti poste l'una a breve distanza dall'altra aumentano notevolmente la portata del fiume.

Una di queste sorgenti sgorga sotto il castello di Rasiglia al centro del Borgo.

Il mito dell'origine di questa sorgente narra che queste acque sgorgavano ad "Acqua Pagana", toponimo di un insediamento dell'alta valle del Chienti.

Queste acque erano "Pagane" e rappresentavano una maledizione per quegli abitanti, i quali ostruirono le sorgenti con balle di lana. Le acque così ostruite ricomparvero a Rasiglia. La leggenda trova la rispondenza con la realtà in quanto studi scientifici hanno dimostrato che questa sorgente è alimentata dalle acque che percolano dall'altipiano di Verchiano.

Un'altra sorgente è posta nel fosso Terminara dove, come narra il mito di fondazione del Santuario della Madonna delle Grazie, fu rinvenuto il simulacro della "Vergine" simbolo di sacralità e fecondità delle acque.

Sia nelle zone di alimentazione, che lungo la valle che va da Casenove a Pale, il fiume incide il suo corso attraverso la formazione calcarea della serie umbro-marchigiana, caratterizzata da un'alta permeabilità.

Solo in alcuni tratti scorre lungo le formazioni argillose e impermeabili della scaglia cinerea e delle marne, mentre molto spesso incide i suoi stessi depositi alluvionali costituiti da ciottoli, ghiaie, sabbie, argille.

L'azione erosiva dell'acqua ha modellato i versanti della valle dandogli l'attuale profilo trasversale con la forma caratteristica che vediamo, con i fianchi più o meno ripidi a seconda del tipo litologico attraversato dalla sua giacitura.

Gli affluenti che incidono i fianchi della valle denotano una intensa attività erosiva contribuendo alla formazione delle piccole valli trasversali.

L’erosione è stata compiuta dal fiume per millenni, come testimoniano le terrazze fluviali nei pressi di Casenove costituite di travertino dal tipico aspetto di roccia porosa di colore biancastro e da sedimenti fluviali.

All'altezza di Pale il fiume precipita nella vallata sottostante formando tutta una serie di suggestive cascate circondate da una folta vegetazione.

Qui il fiume manifesta ancora la sua attività trasformatrice del territorio, continuando ad erodere la roccia a monte e sedimentando a valle, per tendere al suo naturale profilo di equilibrio.

Il processo naturale erosivo renderà, sempre nella scala dei tempi, ad eliminare l'ostacolo costituito dalla piana di Pale, arretrando progressivamente il dislivello dove si formano le cascate fino a farle scomparire.

Tracce di questa erosione della linea della cascata si possono trovare in tutta la valle tra Vescia e Belfiore osservando la simmetrica disposizione della valle a V che si allunga in corrispondenza delle zone marmo-argillose.

Dopo il salto le acque attraversano la conca di Belfiore chiusa ad ovest dagli speroni del monte S. Giuseppe e Chiasci che segnano il limite geografico della valle del Menotre.

Le acque continuano ancora il loro percorso prima di gettarsi nel Topino, in loc. Vescia vengono in parte convogliate nella "Formella" che attraversa la città e che anticamente azionava molini ed opifici.

 

1.2  L' AMBIENTE

La valle è una delle zone più interessanti dal punto di vista naturalistico e paesaggistico dell'Appennino Umbro-Marchigiano.

Ancora oggi, nonostante le pesanti trasformazioni subite, si possono ammirare gli elementi fisionomici che generano questo straordinario ambiente: il verde intenso dei boschi, le culture sulle pendenze ciglionate e sui suoli alluvionali, le grotte scavate ai piedi del Sasso di Pale, entro cui trova posto l'eremo di S.Maria Giacobbe, Santuario di frontiera tra la pianura-Belfiore e montagna-Pale.

Il Menotre per quasi tutto il suo corso è circondato da una rigogliosa vegetazione ripariale che crea un paesaggio fluviale di particolare bellezza.

Questa vegetazione è costituita soprattutto da alti ed eleganti pioppi italici, da salici e da varie piante di ripe.

Tra queste vegetazioni vivono molte specie animali, soprattutto piccoli volatili, tra i quali l'usignolo di fiume.

Oltre questo nastro di flora ripariale si trovano le aree coltivate che terminano ai piedi dei boscosi rilievi circostanti.

I boschi di questi monti sono costituiti in gran parte da piante caducifoglie e sub-montane tra le quali le roverelle e i carpini neri.

Nei versanti più assolati soprattutto dove affiorano rocce calcaree, cresce il leccio, una pianta sempre verde mediterranea. Nelle parti più elevate dei monti, poco al di sotto dei pascoli d'altitudine si trovano piccole formazioni di acero montano e di faggio.

Emergono tra questa ricca vegetazione alcuni esemplari di cerri, veri e propri patriarchi vegetali.

 

1.3  LE VIE STORICHE

Due vie di grande importanza storica attraversano la valle del Menotre: la prima la Flaminia costruita dal Console Caio Flaminio nel 223 a.C. passava per Vescia, seguiva un tracciato pedemontano ancora oggi individuabile, posto dirimpetto alla chiesa di S.Nicolò e saliva verso Belfiore.

Nella stretta conca di Belfiore, la via ancora oggi si identifica da un chiaro dislivello del terreno che segna longitudinalmente la valle, innerva e dà ordine alla divisione delle colture e alle viabilità minori che si pongono ortogonalmente e parallelamente ad essa.

Viaggiando lungo Belfiore in direzione est la strada incontrava gli attuali resti di Carpineto nei pressi del quale, esattamente dove il fiume Menotre riceve il fosso di Acqua Viva nel 1888 vennero riportati alla luce numerosi resti umani sepolti sotto grossi tegoloni con accanto vasi e monili.

Poco più a monte di Carpineto la strada raggiungeva la località di Ponte dell'Altolina, dove troviamo resti di un basamento di una pila di ponte fatto con blocchi di pietra sponga.

Da questo punto la strada si inerpicava per un roccioso tracciato attraverso l'Altolina lungo il quale prima di arrivare a Pale troviamo i resti di un'opera idraulica di straordinario interesse, probabilmente un acquedotto romano databile III° sec. a.c..

Superato Pale, la strada attraverso un tracciato ancora oggi visibile, costeggiava le pendici del Sasso seguendo un andamento pianeggiante.

In località Ponte S. Lucia, le strada abbandonava la Valle del Menotre e, risalendo la gola fra il Monte di Pale e il Monte Smontatotio, arrivava a Sostino e da qui la via, oggi ridotta ad una mulattiera, raggiungeva l'attuale abitato di Franca, il Piano di Ricciano fino a Plestia.

Dal 170 a.C. la Flaminia non percorrerà più la Valle del Menotre ma seguirà quella del Topino verso Nocera.

Il tracciato che attraversa la Valle del Menotre e raggiungerà la città di Plestia, da questo momento si chiamerà "Via Plestina".

La via nel periodo tardo antico verrà spostata dalla riva sinistra a quella destra cominciando ad interessare la Valle del Menotre all'altezza di Vescia dove attraversava il fiume su di un ponte ancora esistente.

All'altezza della quattrocentesca edicola di Mesastris la Plestina lasciava la via per Nocera, passava ai piedi della chiesa di S.Nicolò nei pressi della quale sono visibili opere di costruzione stradale del periodo medievale.

Più avanti la via dava struttura urbanistica al borgo di Belfiore e raggiungeva la duecentesca Maestà delle Ripe. Arrivava all'attuale abitato di Pale, superato il quale da Ponte S.Lucia si infilava nella stretta valle di Scopoli.

Da Scopoli la strada non seguiva un percorso di fondo valle ma assumeva carattere pedemontano.

Sono chiari e visibili i segni lasciati a Leggiana, alla Piaggia di Casenove da dove lasciava la valle del fiume per risalire verso il valico di Colfiorito (sotto Cifo) per un tracciato ancora esistente.

Da Casenove la Plestina si collegava alla importantissima via della Spina (passante per Verchiano e Popola) attraverso una bretella che la collega con Serrone, Rasiglia e Verchiano.

 

1.4  GLI INSEDIAMENTI STORICI

La più antica forma di insediamento che troviamo nella valle del Menotre è il Castelliere. Questo tipo di insediamento fortificato lo troviamo sulla cima di aspri colli. E' di forma pressoché circolare ed è usato dalle popolazioni italiche fino alla dominazione romana del III e IV sec. a.C..

Ancora oggi possiamo osservare i resti di alcuni castellieri composti da un largo fossato che circonda un alto tumulo di terra alzato ad anello intorno ad uno spazio libero.

I segni più evidenti li troviamo sul monte Mareggia, monte Civitella, Colle di Casenove, Castello di Casale, Colle S.Egidio.

Tale forma di insediamento cade in disuso e viene abbandonato durante il periodo romano imperiale.

Dopo i Castellieri la più antica forma di insediamento è San Valentino. Qui troviamo una vera e propria "civitas" cinta di mura in parte ancora visibili probabilmente era sede di un mercato, aveva edifici sacri ed opere pubbliche, sono ancora visibili i materiali lapidei di spoglio, utilizzati per la costruzione della Pieve in epoca tarda antica.

Nella stessa epoca di S.Valentino vengono in parte rioccupati gli antichi insediamenti italici.

I borghi medievali costruiti nella valle del Menotre attorno ai secoli XI e XII sono quasi certamente opera di chi in epoca precedente occupava o rientrava nella area di influenza dei castellieri.

Ad ogni castelliere corrisponde, naturalmente collocato più a valle e lungo le pendici dello stesso colle, un agglomerato medievale. A monte Mareggia corrisponde Verchiano, a monte S.Egidio - Liè a Monte Castello Casale della Torraccia Piaggia di Casenove, a Monte S.Felice - Serrone.

Per Leggiana invece possiamo parlare di eccezione. Il borgo medievale nasce infatti nei pressi di Palazzaccio, una stupenda opera architettonica medievale rimaneggiata nel 1600 le cui straordinarie dimensioni, la complessità di impianto e la particolare cura della messa in opera della muratura fanno pensare a funzioni e destinazioni specialistiche.

Oggi non sappiamo a cosa servisse questa imponente struttura: forse ospedale? o palazzo signorile? Ma con molta probabilità Leggiana nella sua parte medievale nasce a servizio e supporto di questo edificio.

 

1.5  SISTEMI TERRITORIALI STORICI

Fino a questo momento abbiamo parlato di insediamenti ancora visibili nella Valle del Menotre, i cui resti per dislocazione non sono riconducibili, almeno in apparenza, a strutture territoriali evidenti e leggibili.

Dal XII sec. in avanti nella parte di territorio di cui ci stiamo occupando appaiono invece, evidenti, anche se su spazi limitali, veri e propri "sistemi territoriali"; tali sistemi nascono per raggiungere obiettivi precisi, il controllo dei traffici commerciali, la difesa dei territori produttivi, lo sfruttamento agricolo e artigianale di particolarità ambientale.

Il primo sistema di straordinario interesse è quello che ha come polo il castello di S.Felice. Si trova su di un colle che domina la confluenza di tre valli ed appartenne a signori che esercitavano il controllo dei traffici commerciali imponendo delle gabelle alle merci di transito.

Di questo sistema facevano parte alcuni fortilizi oggi ancora visibili se pur diroccati.

A nord-ovest di castel S.Felice lungo la via Plestina abbiamo la Torraccia di Casenove sorta sul luogo ove esisteva un castelliere, la torre del Monte Torricella ed una fortificazione o borgo fortificato oggi scomparso nella posizione dell'attuale abitato di Barri.

A sud-est nella direzione della strada che univa anticamente la Plestina alla Via della Spina abbiamo il castello di Morro nella posizione del Convento S.Martino, ben visibile da S.Felice, una torre difesa a Monte Torricella e forse una torre di cui si vedono pochi resti nei pressi del castello di Rasiglia.

L’altro sistema molto vicino come periodo storico a quello appena descritto è quello monastico. Ha il suo centro nevralgico nel Monastero Benedettino di Sassovivo in una posizione geografica fuori della valle del Menotre ma i cui influssi risultano decisivi per la storia e i destini di questi luoghi.

I monaci si occupavano oltre che della cura delle anime, anche dei problemi materiali così come dice la loro regola.

Dissodarono i terreni incolti non appetibili ai feudatari, bonificarono le paludi, incanalarono i corsi di acqua per sfruttare l'energia idraulica.

Ripresero e svilupparono a larga scala sull'intero territorio l'opera iniziata qualche secolo prima dai monaci eremiti orientali. Questi nel V sec. d.c. si stabilirono nell'Italia centrale; segno certo della loro presenza nella valle del Menotre è S.Eutizio.

I benedettini, come testimoniato da vari documenti acquistarono o ricevettero in donazione molte proprietà nella zona di Acqua S. Stefano, Scopoli, Pale e Belfiore.

A Scopoli costruirono una cella monastica per lo sfruttamento della terra circostante piana, realizzarono piccoli opifici lungo tutto il percorso del fiume. Da questi insediamenti hanno origine le prime gualchierie di Pale, dell'Altolina e di Belfiore.

Il sistema comunale che si protrae e viene consolidato ed integrato dalla Signoria dei Trinci è il più complesso; abbraccia problematiche più vaste e nasce per dare soluzione ad esigenze di comunità più composite.

Il nuovo polo è il Comune di Foligno. Il disegno territoriale della Valle del Menotre cambia conseguentemente al diverso e più largo raggio di influenza del nuovo polo.

Il nuovo sistema deve difendere le sue frontiere. Viene acquistata la Rocca di Verchiano, vengono costruiti i Castelli di Popola e di Colfiorito. Aumenta il bisogno di approvvigionamento idrico costante: a difesa delle sorgenti nascono perciò i castelli di Rasiglia, Morro e Capodacqua.

E' necessario rendere tranquilli i percorsi più importanti e sicuro il lavoro degli opifici, nascono i castelli di Pale e Scopoli.

Il rapporto tra la città e i castelli era militare ed economico in quanto tutta l'economia di quel periodo traeva vantaggio dallo sfruttamento dei territori montani in quanto la pianura era per la gran parte occupata dalle paludi.

Questo è l'ultimo sistema territoriale chiaro ed unitario ancora leggibile nella Valle del Menotre.

Da questo momento la Valle non si presenterà più in modo unitario ma divisa in due parti distinte: la prima quella di pianura che comprende Vescia, Belfiore fino a Pale; si sviluppa come appendice del folignate ed assume sempre più un carattere produttivo artigianale ed industriale; la seconda che va da Ponte S.Lucia fino alle sorgenti del Menotre comprende il territorio montano, essenzialmente caratterizzata dalla attività agricola.

Nella zona montana la conduzione agricola in proprietà o in affitto di piccoli appezzamenti, insieme alla pastorizia generano una economia particolarmente povera basata sull'autoconsumo.

Le uniche strutture produttive sono quelle che servono alla trasformazione dei prodotti agricoli locali: i molini. Diffusi lungo il corso, azionati da energia idraulica, in genere sono piccoli impianti di macinazione a palmenti sia ad orzo che a grano.

Nella valle ne esistevano molti:

3 a Molini, 3 a Rasiglia, 1 a Serrone, 2 a Scopoli.

Il modello idraulico di funzionamento è ricorrente nei vari molini ritrovati. L’acqua viene convogliata in un canale di derivazione che diventa una vasca da carico che è posta a monte dei palmenti. Da qui l'acqua, sfruttando il salto, genera energia idraulica che aziona il molino. Esce attraverso bocche di uscita e con un canale raggiunge più a valle il fiume.

Il tipo edilizio prevalente è la casa tetto colombia. La troviamo sparsa sul territorio, aggregata nei pressi dei castelli a costruire il borgo come Rasiglia e Scopoli; sovrapposta agli agglomerati medievali come a Serrone; posta al centro o ai margini di piccoli appezzamenti delimitati ancora oggi da tipiche recinzioni cinquecentesche.

La modestia di questa economia è testimoniata dalla scarsa presenza nella valle dal 1400 alla fine del 1700 di edifici di grossa importanza. Quelli costruiti non dipendevano da fatti economici allegati a questo territorio. Testimone di ciò è il palazzo di Serrone che costituisce un intervento sproporzionato rispetto all'economia del territorio locale.

Altri fabbricati importanti sono: l'edificio seicentesco con chiesa annessa e con il bellissimo loggiato posto a Pallailla presso Rasiglia, datata 1664, proprietà di una ricca confranternità il palazzetto dei Conti Rossi a Scopoli datato 1679 con l'oratorio di S.Francesco, oggi Sant'Anna. Infine il palazzo con Villa Elisei prima Orfini, a Pale.

Questa proprietà era utilizzata pochi giorni all'anno dai proprietari per feste e ricevimenti o per eccezionali visite di ospiti illustri quali Cristina di Svezia nel dicembre 1672, Cosimo III° dei Medici nel maggio 1695, la granduchessa di Toscana Anna Violante di Baviera nel 1714.

Annesso alla villa è il meraviglioso parco posto su vari terrazzamenti, arricchito da giochi d'acqua.

 

1.6  ATTIVITÀ PRODUTTIVA

La parte a valle tra Pale e la Foce subisce dal XV al XVII sec. profondi cambiamenti nella struttura economica e sociale e di conseguenza anche nell'assetto territoriale.

Un forte incremento dell'attività produttiva è dato da una Bolla papale emessa da Clemente XIV che concesse nel 1673 ai cartari di Belfiore la libertà di commercio della carta.

Questo sviluppo si protrae per tutto l'ottocento. Nel 1810 tra Pale e Belfiore si contano 16 Cartiere attive che scesero ad 11 nel 1858. Successivamente le cartiere furono dotate di motori idraulici e l'occupazione arrivò a circa 130 operai. Alla fine del primo decennio del 900 le 12 cartiere attive occuparono 249 operai.

La crisi colpì le cartiere nel 1911 – 1912; dopo questo periodo rimangono attivi solo quattro opifici con 71 operai destinati a calare nei decenni successivi fino ad arrivare alle due industrie attuali.

I motivi della crisi sono di carattere strutturale, dipendono sia da processi di innovazione tecnologica quali la nuova utilizzazione dell'energia elettrica come forza motrice e sia quelli derivanti dalla localizzazione delle industrie su viabilità secondarie escluse dai traffici di interesse nazionale.

Alla crisi dell'industria cartaria seguì l'affermazione di quella tessile in forme più moderne come il lanificio di Rasiglia ed il cotonificio di Scopoli, altrettanto bisognose di acque.

Queste attività ebbero vita breve sia per le difficoltà di ammodernamento dei processi tecnologici che per la forte concorrenza esterna.

Contestualmente alla diminuita intensità di utilizzazione dell'acqua da parte dei vari opifici dislocati lungo il fiume si afferma un nuovo sfruttamento delle acque a scopo potabile ed idraulico.

Numerose opere di presa captano le acque delle sorgenti: al fosso della Fauella per l'acquedotto di Pettino, alla sorgente di Alzabove per l'acquedotto di Foligno - Montefalco, alla sorgente di Rasiglia per l'acquedotto del Comune di Foligno.

Per lo sfruttamento del potenziale idroelettrico si costituiscono centrali a bassa potenza che sfruttano tutti i carichi idraulici individuabili lungo la valle.

La prima che è anche la più importante è quella dell'Altolina destinata all'inizio a fornire energia per la illuminazione della città di Foligno.

Fu edificata nel 1895, acquistata dal Comune ed in seguito ceduta all'U.N.E.S., attualmente di proprietà E.N.E.L..

Altri impianti furono costruiti dai privati lungo tutto il corso del Menotre.

A Rasiglia per alimentare la cartiera Sordini, a Serrone dalla Società Menotre, a Scopoli dall'industria Pambuffetti, a Ponte S.Lucia dall'industria Rapanelli.

Queste centrali sono tutte costruite con lo stesso schema funzionale che comprende:

opera di presa a monte con canale di derivazione per il mantenimento della quota piezometrica; vasca di carico, condotta forzata, impianto di trasformazione.

Tali sfruttamenti delle acque predate per scopi diversi impoveriscono la natura del fiume, fino a farne scomparire la traccia visibile senza che nessun effetto positivo si rifletta sul territorio della valle.

Il Menotre, pur continuando a dare un grande tributo a tutto il territorio ed alla città di Foligno, ha perso però completamente il suo rapporto ambientale e produttivo con la Valle così come è sempre avvenuto nella sua storia.

Nonostante gli squilibri generali delle vicende storiche, la Valle del Menotre ci appare ancora come un territorio abbastanza integro.

Essendo rimasto fuori dai grandi processi di trasformazione urbanistica che ha interessato nell'ultimo quarantennio, e se da un lato questo fenomeno ha portato ad un progressivo esodo della popolazione e ad un conseguente aggravio della vita economica, dall'altro ha consentito la conservazione dell'equilibrio tra paesaggio fisico - geografico ed il paesaggio storico costruito.

 

 

2.   ALTOLINA

 

2.1  LOCALIZZAZIONE

Va sotto il nome di Altolina la porzione di territorio compresa fra i due centri frazionali di Belfiore e Pale, e più precisamente è la zona in cui il Menotre uscendo dall'abitato di Pale (quota + 482 s.l.m.) supera attraverso salti e diramazioni il dislivello che mette il fiume in quota con l'abitato di Belfiore (quota 298 s.l.m.).

L'Altolina può essere raggiunta da Foligno percorrendo il tratto di strada (ex SS. 3 Flaminia) che da Porta Ancona conduce alla località di S.Paolo, dove al bivio della chiesa del miglio si può scegliere sia la strada di destra che la strada di sinistra. La prima attraverso la corta di Colle S.Lorenzo e un tratto della SS.77, che si abbandona all'altezza di Pale, ci fa raggiungere la località di nostro interesse nel suo punto di quota più alto; la seconda (ex SS. 3 Flaminia) per Vescia da dove per il bivio della Maestà di S.Anna si raggiunge l'abitato di Belfiore superato il quale si arriva alla località "Ponte dell'Altolina" luogo che coincide con il punto di quota più basso dell'area di cui ci stiamo occupando.

 

2.2  VALORI DI CARATTERE NATURALISTICO AMBIENTALE

Il quadro naturalistico di Pale-Altolina si compone di alcuni punti fondamentali:

-   Il Sasso e il suo fianco laterale fino a Belfiore ove sono compresi i termini della serie geologica Umbro-Marchigiana, affioranti nell'ambito delle serie di formazioni fossilifere con punti di ritrovamento ben delimitati anche se di difficile accesso.

Scendendo lungo la vallata sul fianco destro di questa troviamo tutte le formazioni geologiche umbre fino alla più recente, chiamata marnosa-arenacea, costituita da marne e arenarie, che affiora subito a monte dell'abitato di Belfiore.

Nel breve spaccato quindi Pale-Belfiore si possono vedere tutte le rocce che affiorano nella Regione dell'Umbria, tra queste la formazione del Rosso Ammonitico, presente a monte della centrale elettrica dalla quale è possibile estrarre fossili a forma di conchiglia di dimensioni varie da pochi centimetri ad alcuni decimetri.

Tutto il blocco del Sasso quindi è di grande interesse geologico e paleontologico.

-   Il fiume Menotre, che proprio in questa località dà luogo a vari salti in strette gole ricche di vegetazione, costituisce il secondo punto del quadro naturalistico della zona Pale-Altolina.

Nell'osservare il corso d'acqua che in questa zona compie anche un ciclo sotterraneo non vanno dimenticate le grotte che, seppur limitate nel salto, consentono di acquisire importanti nozioni sulla evoluzione di alcuni fenomeni sotterranei.

-   La vegetazione che si trova nella zona dell'Altolina è quella tipica degli ambienti fluviali delle aree lungo le rive dei fiumi dove abbiamo esemplari di pioppo nero, cipresso e salice bianco misti a cespugli di petasites e felci.

Nelle zone interne troviamo aree di bosco misto composto da acero minore, orniello, carpino nero.

Nelle zone esposte a sud lungo le pendici basse del Monte di Pale abbiamo la lecceta aperta dove misto al leccio allo stato arbustivo si trova l'orniello, qualche carpino nero e alcuni cespugli di terebindo e straccia-brache.

Sparse lungo i sentieri e nelle zone di ex coltivo troviamo ginestre e siepi composte dal pruno selvatico, bianco spino, rovo e rosa canina.

 

2.3  VALORI DI CARATTERE STORICO-MONUMENTALE

2.3.1 - CENNI STORICI - Il territorio dell'Altolina, situato in una posizione di "frontiera" tra zona di pianura e zona di montagna, solcato dal Menotre che in questo tratto compie un particolare salto di quota, per queste sue caratteristiche ha rappresentato nella storia del nostro territorio un punto di straordinaria importanza.

Nel periodo della conquista dell'Umbria, da parte dei romani, la Valle dell'Altolina era certamente abitata. Dice il Faloci: “presso Colfiorito abitavano i Plestini Umbri ma non si sa qual nome avesse quella popolazione che dimorò nell'augusta valle del Menotre sotto il Sasso di Pale.” Gli studi più recenti attribuiscono agli abitanti della Valle il nome di Fulginates. Sappiamo con molta probabilità che i tratturi esistenti in quella zona, attraverso opportune migliorie, furono utilizzati nel 223 a.C. per comporre un tratto importante della via Flaminia. Più tardi quando (27 a.c.) Augusto sposta questa via della sponda sinistra del Topino a quella destra verso la nuova Forum Flamini, la zona dell'Altolina viene tagliata fuori dai traffici e subisce quindi un periodo di grave decadenza.

Le prime notizie certe della presenza di un nuovo sviluppo della valle del Menotre le abbiamo nel 1273 quando i monaci di Sassovivo impiantano qui nuove attività che usano industrialmente le acque del Menotre.

E' di questo periodo la costruzione del Castello di Belfiore (2) eretto per sorvegliare il tratto di via che da Vescia va a Pale. Questo ci dà il segno di una ripresa economica consistente.

Documenti storici che vanno dal 1332 al 1465 confermano la presenza di attività che partendo dalle "gualchiere", piccoli opifici che si occupavano della purificazione delle stoffe, giungono attraverso successive specializzazioni alla nascita delle famosissime cartiere della valle del Menotre.

A queste cartiere, nel bene e nel male, sono legati i destini della gente del luogo, dello sviluppo dei centri abitati nel periodo che va dal 1500 ai nostri giorni (3).

E' alle vicende economiche, legate all'industria della carta, che si deve lo straordinario sviluppo demografico e conseguentemente edilizio di Belfiore e Pale nel XVIII e XIX secolo.

E' a queste vicende che è legata la scomparsa di un intero paese come Carpineto e al parziale abbandono avvenuto nei primi decenni del nostro secolo, dei già citati paesi di Belfiore e Pale.

2.3.2 - SEGNI DELL'INTERVENTO DELL'UOMO DELLA STORIA

a) La strada - Una strada di grande importanza storica sale attraverso l'Altolina da Belfiore a Pale. Noi crediamo si tratti dell'antica Via Flaminia (223 a.c.) (4) che più tardi a causa dell'intervento di Sempronio (177 a.c.) venne divisa per un tracciato che seguiva la valle del Topino.

L'antico percorso della valle del Menotre rimase comunque in funzione e da quel momento si chiamò Via Plestina (5) proprio perché conduceva a Plestia antica città che si trovava sull'altopiano oggi chiamato di Colfiorito.

I reperti archeologici editi e inediti sparsi da Vescia a Pale (6) i documenti pubblicati (7), la toponomastica (8) e la lettera cartografica e aereo fotografica (9) dimostrano quanto sopra affermato e cioè che per l'Altolina passava un percorso importante in epoca romana e che tale percorso rimane in funzione anche in epoca medievale.

Oggi il tracciato o meglio i tracciati di questa antica strada sono segnati da opere di grande interesse: fra questi i resti del ponte dell'Altolina (10) e alcuni tagli praticati nel travertino in una zona nei pressi di Pale per consentire il passaggio della strada.

b) Opere idrauliche - i resti più importanti di opere idrauliche antiche (probabilmente di uno stesso acquedotto) sono due: il primo consiste in un manufatto in muratura composto da blocchi squadrati di pietra sponga. E' in realtà un grosso muro dello spessore di 87 cm. che attraverso un arco a tutto sesto scavalca un vecchio alveo del fiume Menotre.

Il secondo è un cunicolo appena visibile fatto in mattoni di grosso taglio.

All'interno di esso passava l'acqua che dalla parte più alta dell'Altolina arrivava forse nella vicina Forum Flaminii (11). Interessante è notare come il cunicolo si trovi a ridosso di una grossa stanza scavata artificialmente nel travertino. Questo ambiente (alcuni avanzano l'ipotesi) potrebbe essere una grande vasca coperta, usata per la decantazione delle acque. Entrambi i manufatti risalgono al III-IV sec. a.c.

c) Le Gualchiere - Nel 1273 i monaci di Sassovivo ricevono in dono 1' alveo del fiume Menotre da Pale a Belfiore.

Il 4 gennaio 1333 i monaci fanno una procura a favore di un tal Fra Pietro e lo autorizzano a dare in affitto, insieme ad altri beni, le gualchiere dell'Altolina.

Documenti del 1360 e del 1371 fanno intendere che queste gualchiere sono veri e propri opifici in cui si fabbrica la carta.

Nel 1465 la carta di Pale è famosissima in tutta Italia; un documento dice che un monaco tal Beato Giacomo della Marca venuto a Foligno per sedare discordie intestine ricevette come ringraziamento dai dirigenti del Comune una risma di "carta di Pale".

Nel 1590 il Signor Angelo Rocca bibliotecario del Vaticano dice che la carta prodotta nelle cartiere di Pale e Belfiore non trova chi possa uguagliarla in bontà.

I resti degli edifici, dove la carta veniva prodotta, dai più antichi fino ai più recenti possiamo ancora vederli o osservarne le trasformazioni e gli sviluppi avvenuti nei secoli.

d) Palazzo Villa e Parco Elisei - La presenza degli Elisei a Pale risale al VII secolo.

Solo nel XVII secolo essi costruirono a Pale una villa sontuosissima adornata di opere pittoriche (di celebrati artisti, come lo Zuccari), di giardini, di parchi, piscine e in essa ospitarono monarchi e personaggi regali.

Facevano parte della villa le già citate grotte di stalattiti.

Sembra evidente che il palazzo si trovasse al centro dell'attuale abitato di Pale, ed affacciasse sulla piazza che oggi porta il nome di “Piazza Elisei”. Sembra altrettanto evidente che il parco posto a servizio del palazzo, si trovasse ad una quota più bassa.

Noi crediamo che l'ubicazione del parco coincida con il luogo che oggi ci appare come una grande terrazza (che affaccia verso la valle di Belfiore) parte naturale e parte artificiale al centro della quale si trovava e ancora oggi si trova un interessantissimo edificio seicentesco ormai diroccato.   

La posizione di questo edificio, subito sotto una grande cascata, la gentilezza di alcuni dettagli e la ricchezza di un ninfeo interno lasciano intuire che il fabbricato fosse un tempo destinato ad accogliere residenze periodiche, feste, svaghi e piacevoli intrattenimenti.

Questo edificio, più tardi, verrà usato come cartiera e il parco come orto privato.

Oggi sia l'uno che l'altro sono in stato di semi abbandono: il primo appare diroccato e fatiscente; il secondo sconvolto dall'erosione e da una vegetazione spontanea particolarmente aggressiva.